Atletica e mastoplastica additiva: può essere un limite?

Atletica e mastoplastica additiva: può essere un limite?

 

Pubblichiamo la testimonianza di una paziente body builder professionista.

 

Sono un’atleta di body building a livello agonistico e a un certo punto della mia vita ho deciso di sottopormi a un intervento di mastoplastica perché il mio seno era praticamente sparito.

Ho deciso di rivolgermi presso lo studio medico del dott. Biagi per avere una consulenza e per capire se, sul mio tipo di fisico, fosse possibile applicare delle protesi. Sono in regime nutrizionale ferreo praticamente da sempre, ho cominciato ad allenarmi e a gareggiare dall’adolescenza.

Ho un fisico scolpito, proprio come è richiesto dalla disciplina agonistica, ma con il passare del tempo, il mio corpo ha subito molte variazioni di peso e adesso mi sembra di avere un aspetto troppo mascolino che non mi piace più.

Il dott. Biagi mi ha spiegato che il seno è formato da una ghiandola mammaria e da una massa di lipidi, per cui, è assolutamente normale che il mio seno sembri vuoto e piccolissimo. Infatti, io non ho massa grassa ma solo massa muscolare. Nella mia categoria viene molto valutato il “fattore X”, che sta a indicare le spalle larghe, la vita strettissima e i fianchi con glutei sodi e sviluppati.

Inoltre, ho sempre subito grandi stress a livello fisico.

Un aspetto determinante secondo quanto mi ha detto il dott. Biagi è che, per un allenamento professionale come il mio, ho dovuto allenare in maniera intensiva anche i pettorali, sviluppando il cosiddetto pettorale alto, quello su cui la ghiandola mammaria poggia.

Un’eccessiva ipertrofia di questa zona è richiesta per un obiettivo agonistico ma a livello estetico non aiuta perché così il busto assume un aspetto possente, perché i muscoli devono essere ben evidenti per un risultato vincente durante le gare.

 Durante la fase di allenamento, infatti, mi è concesso di mangiare più grassi, che nelle donne vengono bruciati prima di carboidrati e proteine rispetto che negli uomini, a fronte però di un inasprimento della dieta in prossimità delle gare, quando posso nutrirmi solo di proteine nobili.

Il cambio di alimentazione e la variazione di peso dalla fase di allenamento a quella precedente una gara ha fatto sì che il mio seno si sia appassito. Il piano alimentare non punta mai al dimagrimento ma in prossimità delle competizioni la dieta diventa sempre più ferrea e sacrificante, per cui la massa grassa diventa sempre meno e del tutto assente nella zona del seno.

Inoltre a ridosso della gara l’attività settimanale degli allenamenti si intensifica al punto tale che mi è impossibile pensare di assimilare qualcosa, tutto quello che ingerisco lo brucio. E queste sono anche le settimane in cui dimagrisco sempre. Questa continua fisarmonica di peso non fa bene alla parte alta del seno.

 

il dottor Biagi

 

Mi sono quindi rivolta al dott. Biagi per fare chiarezza su alcune questioni, sulla tipologia di intervento migliore per il mio fisico e sui tempi di recupero, perché non posso permettermi di stare ferma a lungo.

Per cercare di sentirmi più armonica e femminile ho comunque deciso di sottopormi a una mastoplastica additiva. Quando sono entrata in sala operatoria ero molto agitata, soprattutto perché temevo che il risultato non fosse soddisfacente.

Avevo paura che una volta impiantate le protesi queste poi sembrassero due palloni attaccati al petto, che non si amalgamassero bene con la forma del mio torace molto possente.

 

la possibile soluzione

 

Il dott. Biagi, analizzando il mio caso, ha deciso di operarmi inserendo la protesi dietro il muscolo per non rischiare che si veda l’effetto finto.

Mi ha detto che questo è stato argomento di discussione per molto tempo perché una volta la tecnica che veniva prescelta era quella retroghiandolare per evitare di dover indebolire il muscolo grande pettorale che, durante gli allenamenti, viene sottoposto a grossi sforzi per farlo apparire allungato e definito.

Con la tecnica retromuscolare, il muscolo pettorale viene tagliato solo nella parte inferiore e sollevato così da non perdere tutta la forza sviluppata, tanto a me non interessava l’effetto finale di un seno troppo grande ma ho preferito un effetto piuttosto naturale, aumentando solo di una taglia.

L’intervento è durato circa un paio d’ore ed è andato tutto bene. È stato più faticoso il decorso post operatorio perché ho provato molto dolore, cosa che era stata prevista dal dott. Biagi proprio perché i miei muscoli sono stati sottoposti a grande pressione rispetto a quelli di una donna comune, essendo più grandi e spessi, il lavoro è stato più invasivo.

Per non dover affaticare il corpo, poiché sapevo che non avrei potuto subito riprendere gli allenamenti, ho deciso di operarmi in off season, cioè lontana dalla gara, quando il fisico può riposarsi per guarire bene.

Sapevo che sarei dovuta stare ferma almeno 6 mesi, anche se questo avrebbe inciso sulla mia attività sportiva.

Dopo i primi controlli, quando il dott. Biagi ha visto che la convalescenza stava procedendo bene, mi ha permesso di tornare in palestra dopo circa 20 giorni però a patto che mi concentrassi solo sulle gambe. Passati quasi due mesi ho potuto ricominciare con la parte alta del corpo, con la promessa di fermarmi appena avessi sentito dolore.

In questa fase bisogna fare molta attenzione perché gli sforzi, il sudore e tutto quello che un allenamento intensivo comporta possono portare con sé complicazioni spiacevoli. Il rischio infatti è che le ferite potessero riaprirsi se non avessi rispettato i tempi di guarigione e un prolungamento del dolore nel tempo.

È stato d’obbligo indossare il reggiseno postoperatorio, per contenere le protesi ed evitare che potessero spostarsi.

In ogni caso, alle altre donne come me hanno deciso di dedicarsi allo sport e hanno dei dubbi a riguardo, consiglio di rivolgersi a professionisti esperti come il dott. Biagi che ha risposto a ogni mia domanda, assicurandomi assistenza e umanità.

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels