Ho i capezzoli introflessi: cosa posso fare?

Ho i capezzoli introflessi: cosa posso fare?

Pubblichiamo una testimonianza di una nostra paziente che ha richiesto un intervento di mastoplastica correttiva.

 

Ho un problema che mi affligge dalla nascita e che crescendo è diventato sempre più motivo di imbarazzo.

Ho i capezzoli introflessi, problema che ha avuto un nome dopo che ho deciso di rivolgermi al dott. Biagi per capire se, con un intervento di chirurgia estetica, si sarebbe potuto risolvere.

Fin dall’adolescenza vedevo la forma dei miei capezzoli che era strana ma in famiglia nessuno ha dato troppo peso alla cosa dato che così ce li aveva pure mio fratello.

Da grande mi sono messa a fare una ricerca su internet e mi sono spaventata tantissimo perché ho trovato scritto che avere il capezzolo introflesso è sintomo anche di malattie gravi, come il tumore al seno, la mastite o infezioni gravi come un ascesso dietro l’aureola che la porta ad atrofizzarsi.

Fortunatamente il mio caso non rientra tra questi, perché il problema in me non si è presentato a un certo punto della vita ma ce l’ho da quando ho memoria.

Consultandomi con medici veri e non in rete, ho scoperto infatti che si tratta di una malformazione congenita che affligge uomini e donne.

Anche se in un uomo è più difficile da nascondere, penso sia comunque meno traumatico perché io, per tutta la vita, ho dovuto confrontarmi con il seno florido e belle delle mie amiche, occasioni che hanno solo contribuito a tirarmi giù di morale.

Inizialmente ho avuto paura che potesse essere sintomo di qualche malattia, che fosse il campanello di allarme di un possibile tumore al seno ed è per questo che ho voluto accertarmi sulla questione.

Una volta capito che si trattava di una malformazione congenita, e che non portava con sé niente di grave, ho deciso di rivolgermi a un esperto del settore per trovare una soluzione grazie alla mastoplastica correttiva.

Più che altro perché, quello che da piccola poteva essere un banale inestetismo a cui non dare importanza, è diventato un grosso motivo di imbarazzo quando ho avuto le prime esperienze intime. La forma dei miei capezzoli era brutta e questo mi metteva in forte difficoltà con il partner. Infatti, i miei capezzoli sono piatti e solo sotto stimolazione si percepiscono ma tendono ad andare verso l’esterno, peggiorando ancora di più l’aspetto.

Ho pensato che non fosse giusto soffrire per una cosa così banale da risolvere, che mi avrebbe aiutato a recuperare autostima.

Ho deciso di parlare con il dott. Biagi che ha saputo fare luce sulla questione. Mi è stato spiegato che il difetto è molto più comune di quanto pensassi ed è risolvibile chirurgicamente con un intervento piuttosto banale da eseguire.

Scendendo nel particolare della patologia il dott. Biagi mi ha spiegato che chi ha i capezzoli invertiti, come i miei, è affetto da una mutazione genetica che impedisce la normale fuoriuscita del capezzolo a causa dei condotti galattofori troppo corti.

Fortunatamente il mio caso è tra i meno gravi, nel senso che è vero che il mio capezzolo risulta piatto ma sotto stimolazione un minimo fuoriesce. Mi opero tra un mese e così darò fine a questo brutto capezzolo introflesso.

Il dott. Biagi mi ha spiegato i dettagli dell’intervento che mi hanno in parte rassicurata e in parte fatto venire un po’ di agitazione perché si tratta di un vero intervento chirurgico. L’intervento comunque è breve e non sarò neanche sottoposta ad anestesia, infatti l’intervento viene svolto in day hospital.

Dopo una sedazione profonda, il dottore incide il bordo dell’aureola e di tutta la zona intorno per trovare quali sono i condotti compromessi e correggerli per liberarli dalle aderenze che li trattengono.

Se ci fossero ancora dei problemi, il dott. Biagi può in quel momento provvedere per dare una forma naturale. Sono preoccupata di questo, perché esistono situazioni molto rare in cui bisogna tagliare proprio i condotti.

Nelle donne, infatti, bisogna valutare l’eventualità di voler allattare e può capitare che i capezzoli debbano essere liberati a mano, anche se nei casi più gravi sarà comunque impossibile l’allattamento.

Adesso che l’intervento si avvicina sono un po’ preoccupata. È vero che si tratta di un’operazione facile però il dott. Biagi mi ha detto che può capitare che si debba intervenire di nuovo per migliorare l’aspetto, anche se non ci saranno nuove cicatrici perché il dottore inciderà sugli stessi punti, sull’aureola in modo da lasciare intatta la mammella.

Adesso l’unico pensiero è l’idea di guarire bene e di vivere l’operazione come una rinascita.

Avere paura è normale ma del dott. Biagi mi fido e sono sicura che andrà tutto bene.

Tra l’altro una cosa che mi ha molto rassicurato è l’idea di poter tornare alla vita normale dopo una decina di giorni, il che mi ha fatto pensare che un intervento troppo invasivo non sia, se i tempi di recupero sono così veloci.

L’importante è affidarsi a professionisti seri, che sappiano supportare e sopportare le pazienti durante tutto il processo, il momento in cui non solo devono essere curate ma anche aiutate psicologicamente.

Per la mia esperienza consiglio lo studio del dott. Biagi che offre consulenza gratuita per rassicurare tutte le donne che vogliono sottoporsi a un intervento di mastoplastica correttiva.

Foto di Sam Lion da Pexels