Imprevisti nel decorso post operatorio: testimonianza

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Imprevisti nel decorso post operatorio: testimonianza

Pubblico volentieri questa interessante lettera di una paziente.

 

Circa sei mesi fa mi sono sottoposta a un intervento per rifare il seno.

Di base il mio décolleté non era piccolo ma, a causa della gravidanza, ha perso tono ed elasticità. Volevo quindi tornare ad avere la forma originaria, sentirmi ringiovanita, magari con un po’ di volume in più ma dall’effetto naturale.

Avendo un fisico piuttosto strutturato di base, con il dott. Biagi abbiamo deciso che la mastoplatica sottomuscolare fosse la tipologia di intervento preferibile da eseguire.

L’intervento è andato bene ma altrettanto non posso dire del decorso post operatorio.

Infatti, dopo circa tre settimane dall’impianto ho continuato ad avere un forte fastidio al seno che si presentava ancora molto gonfio e teso.

Mi sono preoccupata perché, in genere, dopo 20 giorni il dolore dovrebbe affievolirsi, pur riconoscendo che la mia soglia di sopportazione è sempre stata piuttosto bassa.

Ho contattato il dott. Biagi che, con estrema disponibilità, mi ha subito fissato una visita di controllo per valutare la situazione.

Al primo sguardo, il dottore ha notato un’anomalia nella forma dei due seni, dovuta probabilmente a una cattiva cicatrizzazione delle ferite. 

In termini scientifici mi ha diagnosticato una contrattura capsulare che si verifica quando il tessuto cicatriziale tende ad aumentare costringendo la protesi.

Il dott. Biagi mi ha spiegato che, in realtà, questa è una reazione fisiologica del tutto normale, nonostante si verifichi raramente e comporti dolore anche molto forte. Infatti, durante la guarigione, intorno alla protesi si forma una capsula cicatriziale, una sorta di barriera, che serve a isolarla dal tessuto mammario.

Può capitare che questa sacca si sviluppi in maniera sproporzionata, non sufficientemente grande da accogliere la protesi, con il risultato che questa viene compressa.

Questo è uno degli imprevisti post mastoplastica più fastidiosi ed è bene non sottovalutarne i sintomi.

Generalmente la contrattura capsulare si presenta in quei soggetti che geneticamente tendono a sviluppare tessuto cicatriziale anomalo e infatti, ripercorrendo la mia storia clinica, è emerso che già in adolescenza, a seguito della rimozione dell’appendice, avevo sviluppato aderenze cicatriziali che rallentarono notevolmente il processo di guarigione.

Inoltre, di fronte alla scrupolosità del dott. Biagi ho dovuto ammettere la mia porzione di colpa nel non essermi attenuta attentamente alle regole da rispettare nel decorso post operatorio. Non sono stata sufficientemente a riposo, volendo riprendere troppo velocemente le mie attività quotidiane.

Sono una runner da anni e, nonostante il fastidio non scomparisse, ho ripreso a correre prima dei tempi prestabiliti, sottoponendo le braccia e il busto a uno sforzo eccessivo, compromettendo anche la rimarginazione delle ferite che, infatti, ogni tanto sembrava rilasciassero del siero.

Ho sottovalutato questo aspetto perché, non essendosi mai presentato un vero e proprio sanguinamento, ho pensato che si trattasse di episodi tutto sommato normali, da mettere in conto dopo una mastoplastica sottomuscolare. In realtà non mi sono resa conto che aver sottoposto le ferite a uno stress e che questo era solo l’allarme di una brutta infezione da stafilococco che, infatti, è comparsa a breve.

A seguito di accertamenti richiesti dal dott. Biagi per fare ulteriore chiarezza, è emerso un sieroma post chirurgico, ossia un rigonfiamento dovuto a un eccesso di liquidi nella sacca protesica, causata dai bruschi movimenti.

Fortunatamente il mio stadio non era troppo avanzato tanto che non è servito che il chirurgo aspirasse i liquidi tramite ago, ma ho solo dovuto pazientare che il siero si riassorbisse da solo lentamente.

Da quel momento ho promesso al dott. Biagi che avrei indossato un bendaggio stretto, così come era previsto dalle regole della convalescenza. In realtà io non ho seguito i consigli alla lettera, per esempio ho indossato il reggiseno contenitivo di notte solo nei primi 10 giorni dall’operazione perché lo trovavo estremamente scomodo e non riuscivo a dormire bene.

Ho dato poco conto alle conseguenze di una cattiva gestione del decorso post operatorio, e ho rischiato di compromettere l’esito dell’intervento.

La grande umanità del dott. Biagi però mi ha aiutato, non giudicandomi, ma anzi, agendo in maniera tempestiva per arginare i danni.

Consiglio a tutte le donne che intendono sottoporsi a un intervento per aumentare il seno di affidarsi a professionisti seri e preparati e di prendere coscienza che si tratta di un vero intervento, con una convalescenza che deve essere rigorosa, rispettando i consigli del medico alla lettera.

Non smetterò mai di ringraziare il dott. Biagi dell’enorme appoggio che mi ha fornito, perché è grazie a lui che sono riuscita a rimettermi in forma!