Ricostruzione dei lobi: quando farla e perché

Ricostruzione dei lobi: quando farla e perché

L’otoplastica e la ricostruzione del lobo dell’orecchio sono i due protocolli più richiesti per cambiare l’aspetto delle orecchie: la ragione principale di questa scelta sta in due fattori principali: la mancanza di cicatrici evidenti e il miglioramento sensibile della forma dell’orecchio. Vediamo insieme quando è consigliato ricorrervi e quali sono gli effetti. 

 

Otoplastica e ricostruzione dei lobi a confronto

Bisogna fare una distinzione importante tra questi due interventi: l’otoplastica corregge gli inestetismi del padiglione auricolare che sono, in molti casi, di origine ereditaria e che quindi con l’operazione vengono risolti in modo definivo. Pensiamo all’orecchio a cavolfiore o alle orecchie a sventola che possono causare anche forti disagi psicologici nel paziente.  Accanto alla classica otoplastica con incisione, oggi è possibile operare anche con semplici cuciture esterne in modo meno invasivo. Sarà il chirurgo a proporre la modalità più opportuna a seconda dell’aspetto da correggere. 

La ricostruzione del lobo dell’orecchio è associata, il più delle volte allo strappo dei tessuti adiposi che lo costituiscono. Spesso questo strappo è dovuto all’esposizione da diverse sollecitazioni come l’uso di espansori o di orecchini molto pesanti. In questo caso è sufficiente suturare i margini del lobo lesionato, favorendone la rimarginazione naturale. 

Quanto dura un intervento e quali sono gli effetti? 

In genere un’intervento di otoplastica dura circa un’ora mentre una ricostruzione dei lobi può impiegare soli 30 minuti. Entrambi possono essere svolti in anestesia locale e danno risultati permanenti e molto soddisfacenti in termini di miglioramento dell’aspetto dell’orecchio. 

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