Le protesi resistono in eterno? Le protesi al seno devono essere cambiate a distanza di anni?

rottura protesi

 Le protesi resistono in eterno? Le protesi al seno devono essere cambiate a distanza di anni?

 

Una delle domande più frequenti che vengono rivolte al dott. Biagi è se le protesi abbiano una data di scadenza. O meglio, se è previsto un ulteriore intervento a distanza di tempo per sostituirle con delle nuove.

In realtà non esiste una riposta certa, perché, nonostante attualmente la qualità delle protesi sia molto alta, il risultato a lungo termine varia da individuo a individuo, e dipende anche dalla condotta di vita del singolo. Per sapere se le protesi hanno una data di scadenza, quindi, occorre approfondire il discorso.

Esiste la probabilità, infatti, che si verifichi un danneggiamento precoce, che viene in genere definito entro i dieci anni dall’intervento, durante i quali la protesi potrebbe rompersi.

Il dott. Biagi spiega che tutte le protesi mammarie, infatti, sono rivestite da uno strato di silicone che, invecchiando, sono soggette a usura.

Può capitare che forti traumi, come un incidente o un banale difetto di fabbrica possano compromettere la buona tenuta dell’impianto e provocarne la rottura.

Tuttavia, bisogna specificare che è basilare affidarsi alle cure di professionisti, perché è comprovato che spesso alla base della cattiva riuscita dell’intervento c’è la mano di un chirurgo inesperto che magari propone un prezzo allettante a discapito della qualità del risultato. Il dott. Biagi vanta molti anni di esperienza nel settore e questo è già sinonimo di eccellenza. Ma approfondiamo la questione.

Le protesi sono composte da una soluzione salina, ormai tipologia che viene prescelta raramente, o da un gel in silicone che rimane più compatto.

La rottura della protesi può avvenire a causa dell’allentamento della congiuntura delle due sfere o per una lesione dell’involucro esterno.

 

Cosa può succedere?

È fisiologico che a seguito di una mastoplastica additiva si formi intorno alla protesi una capsula cicatriziale, ossia una sorta di tasca che funge da contenitore per l’impianto. Da qui si può verificare una rottura intracapsulare o una rottura extracapsulare della protesi mammaria, con conseguenze differenti.

Quando la rottura è di tipo intracapsulare, infatti, le conseguenze sono quasi nulle.

Non c’è alcun rischio per la salute della paziente che, addirittura, potrebbe non accorgersi mai del fatto.

Al limite, potrebbero emergere delle leggere difformità del seno in prossimità delle mammelle, ma niente di preoccupante, tanto che non è necessario nemmeno dover intervenire chirurgicamente dato che il contenuto della protesi rimane comunque ben posizionato.

Nel secondo caso, invece, la situazione si complica poiché il materiale della protesi non rimane localizzato ma fuoriesce entrando in contatto con l’organismo, rischiando di compromettere la salute della paziente.

Se siamo di fronte a una rottura extracapsulare di una protesi a base di soluzione salina, dobbiamo sapere che il liquido viene assorbito molto velocemente dall’organismo, tanto che, immediatamente alla vista, il seno appare svuotato.

Non ci sono reali rischi per la salute, in quanto la soluzione salina non è tossica, ma è comunque motivo di disagio perché la paziente si trova costretta a sottoporsi nuovamente a un intervento di riposizionamento del seno.

GUARDA LA GALLERY PRIMA E DOPO

Le protesi in silicone, invece, hanno un margine di sicurezza in più: trattandosi di materiale denso, fuoriescono più lentamente dalla tasca e allo stesso tempo, riducono le possibilità di essere assorbite dall’organismo.

Il dott. Biagi usa materiali in silicone di massima qualità, le migliori sul mercato, che difficilmente rischiano di rompersi e, anche qualora dovesse succedere, la fattura gelatinosa tende a non espandersi essendo il prodotto estremamente coeso.

Il dott. Biagi utilizza protesi moderne e innovative su cui stipula un’assicurazione che copre le spese da sostenere in caso di un eventuale secondo intervento a distanza di poco tempo.

Una tipologia offre una garanzia di 10 anni, mentre una seconda marca, sempre usata dal dott. Biagi, prevede una copertura addirittura a vita, in modo che, su consiglio del chirurgo, le pazienti possono decidere se sostituire o meno l’intero impianto o solo la protesi danneggiata.

Esistono alcune case produttrici che risarciscono i danni anche ci si trovasse di fronte a eventuali rigetti o problemi di contrattura capsulare.

Gli interventi di sostituzione delle protesi hanno un costo variabile che oscilla dai 4000 ai 7000 euro, in base alla sostituzione totale o singola, con un risarcimento che copre 2500 euro nel caso la rottura avvenga entro il primo anno. In linea di massima si può affermare che esistono formule in grado di coprire le spese per un nuovo impianto entro i due o cinque anni dal primo.

Per avere delucidazioni in merito, il dott. Biagi è disponibile a valutare varie soluzioni.

Photo by Richard Jaimes on Unsplash