mastoplastica riduttiva Archivi - Cristiano Biagi

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Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno. Parliamo di autopalpazione e mastoplastica. In quanto medico e chirurgo estetico etico, consiglio sempre alle mie pazienti di osservare sempre i controlli di prevenzione. L’importanza dell’autopalpazione, effettuata periodicamente, è riconosciuta dall’OMS e resta una procedura valida anche per le pazienti  che si sono sottoposte a mastoplastica additiva. In quest’articolo approfondiremo le modalità e le specifiche.

Autopalpazione e mastoplastica: cosa bisogna sapere

Autopalpazione e mastoplastica possono coesistere senza alcuna controindicazione. È importante consultare sempre il proprio chirurgo di riferimento prima di iniziare la procedura, soprattutto se l’intervento si è svolto da poco. Bisogna infatti attendere i tempi di stabilizzazione e guarigione dall’operazione, che possono variare da paziente a paziente, per scongiurare qualsiasi complicazione o danno accidentale alla regione trattata. In ogni caso, la parola d’ordine è delicatezza: un tocco leggero è sufficiente per un autoesame sicuro. In piedi, davanti allo specchio, occorre osservare la forma della mammella, controllando che non vi siano cambiamenti di forma o della pelle. Si passa poi alla palpazione vera e propria, che si effettua alzando alternativamente le braccia sulla testa  toccando con delicatezza la mammella, dal capezzolo verso l’esterno. Se, durante la palpazione, ci si accorge di anomalie , bisogna consultare subito il medico.

La mastoplastica non annulla il rischio di tumore al seno

Credo che sia giusto ricordare alle pazienti un importante fatto: contrariamente a quanto “si dice”, la mastoplastica non elimina completamente il rischio dell’insorgenza del tumore al seno. Non mi stancherò mai di ripetere che bisogna sempre fare prevenzione sia con ecografie e mammografie (dopo i 40 anni) e con l’autopalpazione periodica. Solo razie alla diagnosi precoce potremo proteggere la salute delle donne.

Foto di Anna Tarazevich su Pexels


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La mastoplastica riduttiva è la soluzione ideale per le donne che vivono con disagio il volume e l’aspetto del seno. Mentre molte ambiscono ad avere un decolletè più generoso, vi sono anche pazienti che arrivano a sviluppare veri e propri complessi, rifiutandosi di indossare un costume da bagno a causa di un seno troppo grande. Senza contare che un seno troppo grande tende a portare disturbi muscolari. Condivido con gioia l’esperienza di Sara, una paziente che ha deciso di effettuare questo intervento per ritrovare finalmente la propria serenità.

“Finalmente un seno piccolino, contenuto e sollevato”

“A gennaio 2023 ho subìto un intervento di mastoplastica riduttiva con tecnica Torek. A parte la gentilezza e la professionalità, il Dottor Biagi è una persona chiara nelle spiegazioni, competente e molto disponibile. Il mio seno era ormai troppo grande, cadente e senza una forma ben precisa ma ora posso ritenermi più che soddisfatta del lavoro svolto. Ho finalmente un seno piccolino, contenuto e sollevato. L’intervento è andato benissimo come anche il post operatorio, leggermente doloroso ma gestibilissimo e che tutt’ora sta proseguendo bene. Sia io che il Dottore siamo molto soddisfatti del risultato. Sono stata ricoverata nella struttura di Padova dove ringrazio tutte le infermiere per essersi prese cura di me durante la nottata non poco turbolenta. Ottima struttura e personale qualificato. Vorrei dire due parole anche per Natascia che è stata meravigliosa. Disponibile fin dalla prima visita, sempre pronta a dare supporto. Persona speciale, molto empatica e simpatica.”

Il giusto supporto

Stare vicino alla paziente, ascoltarla e comprendere le profonde ragioni che spingono una donna a rivolgersi alla chirurgia estetica è fondamentale nel mio lavoro e sono lieto che testimonianze come questa possano aiutare le donne più timorose a concedersi un’opportunità.

Foto di Narishsltnv da Pexels[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]


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La chirurgia estetica in età avanzata suscita un acceso dibattito etico e terapeutico che coinvolge professionisti sanitari, pazienti e opinione pubblica. Mentre molti guardano a questa tematica con sufficienza, attribuendo alla chirurgia estetica una connotazione frivola, credo invece che il discorso meriti un giusto approfondimento. Le persone che si rivolgono al bisturi dopo i 70 anni non sono solo alla ricerca di una nuova freschezza ma chiedono di poter vivere la vita, che si è per fortuna allungata, senza disagi e compromessi. La chirurgia estetica aiuta a superare anche problematiche funzionali che, con l’avanzare dell’età, rendono la vita quotidiana più complicata. Basti pensare alla sfera quotidiana, come i disagi generati dalle patologie che necessitano di una blefaroplastica oppure alla chirurgia intima che aiuta gli uomini e le donne a ridurre considerevolmente le conseguenze di menopausa e andropausa.

Gli interventi più richiesti

Tengo a chiarire che, come è giuro, tra uomini e donne ci sono esigenze differenti entrambe con un tratto comune: il desiderio di recupero del tono tissutale, con la riduzione di rughe profonde. Molte persone, attente alla cura del viso, privilegiano il lifting. Le donne spesso richiedono una riduzione del seno in quanto spesso è associato alla giovinezza, in metta inversione di tendenza rispetto all’aumento del seno richiesto dalle più giovani. Anche gli uomini fanno attenzione al petto e richiedono il trattamento della ginecomastia, spesso causata da fattori ereditari, importanti aumenti di peso e ptosi. Gli accumuli di adipe vengono risolti con una liposcultura che dia, proporzionalmente all’età, un effetto snellente armonico che conferisca alla figura un aspetto armonico.

Un approccio più consapevole

Le pazienti e i pazienti che ricorrono alla chirurgia estetica in età avanzata richiedono un tangibile miglioramento del proprio aspetto, senza la pretesa di far tornare indietro il tempo troppo bruscamente. Il desiderio di sentirsi in forma è pienamente realizzato, con un approccio più maturo e consapevole.

Foto di Mikhail Nihlov da Pexels[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]


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Nell’immaginario comune una donna con un seno florido e prosperoso è considerata più attraente. Le percezioni e i condizionamenti culturali lasciano però il tempo che trovano. Quando un seno è troppo grande, con una volumetria assai accentuata rispetto al resto del corpo, può causare diversi problemi e tensioni muscolari alla colonna vertebrale. Spesso, purtroppo, ai disturbi fisici si abbinano quelli psicologici come la sensazione di disagio nella percezione di sé e nella vita di relazione. La chirurgia estetica può aiutare efficacemente le donne che soffrono di ipertrofia mammaria con la mastoplastica riduttiva.

I benefici della mastoplastica riduttiva

Inizio con dire che tanto il volume quanto la forma del seno sono determinati geneticamente. Avere un seno troppo grande è dunque una caratteristica ereditaria e lo sviluppo eccessivo delle mammelle può essere trattato in modo efficace chirurgicamente. La mastoplastica riduttiva (di cui ho parlato anche qui) ridisegna e riproporziona il seno in tutta sicurezza, senza particolari controindicazioni ed è raccomandata in caso di cervico-dorsalgie e disturbi dermatologici dovuti al peso delle mammelle. L’intervento non inficia in alcun modo la capacità di allattare in quanto l’azione chirurgica non interferisce con la ghiandola residua, dotti galattofori e capezzoli. Inoltre, per la riduzione del tessuto, il rischio di tumore della mammella diminuisce.

Cicatrici e indicazioni terapeutiche

L’estensione delle cicatrici della mastoplastica riduttiva è legata a due fattori principali: la tecnica operatoria (periareolare, talvolta accompagnate da incisioni verticali e orizzontali) e importanza del volume ridotto. Più “cadente ” sarà il seno, più estese saranno le cicatrici. Naturalmente le incisioni saranno adeguatamente effettuate per consentirne l’assorbimento e nascondere e cicatrici il più possibile. Come è giusto, è importante curare le cicatrici postoperatorie con accorgimenti specifici da seguire dopo tutte le mastoplastiche e in alcuni casi con creme e cerotti speciali.

Foto di Cottonbro studio da Pexels[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]


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Rifarsi il seno non vuol dire solo, come comunemente si pensa, aumentare di una taglia il proprio decolletè ma talvolta significa voler eliminare degli inestetismi con implicazioni funzionali che possono essere una fonte di vero disagio per la donna. In quest’articolo voglio approfondire il tema della mastoplastica correttiva, un protocollo indispensabile non solo per correggere capezzoli introflessi e mammelle tuberose, ma anche per intervenire in seconda istanza su un precedente intervento chirurgico non soddisfacente.

Mastoplastica correttiva: cos’è e quando farla

La mastoplastica correttiva è un intervento sicuro che include procedure chirurgiche differenti. Si va, ad esempio, dall’intervento più breve come la correzione dei capezzoli introflessi al più complesso e articolato come la correzione delle mammelle “tuberose”. Spesso le pazienti mi richiedono delle operazioni di mastoplastica correttiva in quanto fortemente insoddisfatte dei risultati di una precedente mastopessi o mastoplastica additiva o riduttiva. In questi casi, è necessario un attento ascolto della paziente che, giustamente scottata da un’esperienza negativa, si dimostra molto timorosa e ripone grandi aspettative nell’intervento di correzione. In generale un paio di giorni di riposo, sarà possibile riprendere la normale routine quotidiana con moderazione, mentre per l’attività fisica è consigliabile attendere circa 4 settimane. Come da prassi, anche in questo caso, la paziente dovrà indossare un reggiseno contenitivo per almeno 30 giorni.

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L’importanza del risultato

Le donne che si sottopongono alla mastoplastica correttiva desiderano un risultato perfetto, in special modo se affrontano l’intervento dopo una precedente operazione non soddisfacente. In linea di massima il mio obiettivo è offrire un risultato molto naturale, sia alla vista che al tatto. Ricordo anche che dopo l’operazione si può allattare, poiché la ghiandola, l’areola e il capezzolo stesso non sono trattati durante l’intervento e continuano a funzionare normalmente.

Foto di KEREM KSLR da Pexels[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]










© Copyright 2024 – Cristiano Biagi





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