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Mastoplastica additiva sottomuscolare o sottoghiandolare? Pro, contro e tempi di recupero

un nuovo articolo nel nuovo blog di Cristiano Biagi
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Mastoplastica additiva sottomuscolare o sottoghiandolare? Pro, contro e tempi di recupero

Differenze tra mastoplastica additiva sottomuscolare e sottoghiandolare e tempi di recupero dei due interventi.

La mastoplastica additiva permette alle donne di realizzare il desiderio di un seno prosperoso.

Si tratta dunque di uno degli interventi di chirurgia estetica più richiesti sia dalle ragazze in età adolescenziale sia dalle donne più mature.

Per realizzare questa operazione si possono utilizzare tre tecniche: sottomuscolare, sottoghiandolare o Dual Plane.

 

Oggi ci concentreremo invece sugli altri due procedimenti, esponendo pro e contro e trattando anche i tempi di recupero post operazione.

Iniziamo subito con la mastoplastica additiva sottomuscolare.

Che cos’è la mastoplastica additiva sottomuscolare

La mastoplastica additiva consiste nell’impianto di protesi mammarie al fine di aumentare il volume del seno.

Durante un intervento di mastoplastica additiva sottomuscolare (detta anche retromuscolare) il chirurgo colloca le protesi tra il muscolo grande pettorale ed il muscolo piccolo pettorale.

Ma quali sono i pro e i contro di questa procedura? E in quali casi viene utilizzata?

Scopriamolo subito.

Mastoplastica additiva sottomuscolare pro e contro

Questa tipologia di intervento è particolarmente indicata nelle donne che presentano uno sviluppo minimo della ghiandola (ipoplasia mammaria) e/o una pelle molto sottile.

Infatti l’impianto più profondo rende i bordi delle protesi scarsamente visibili.

Ma questo non è l’unico vantaggio che possiamo riscontrare.

Ecco tutti i pro della mastoplastica additiva sottomuscolare:

  • La scarsa visibilità dei bordi delle protesi, ma anche delle “ondulazioni” della cute (ovvero l’effetto rippling). Queste ultime sono di solito causate dalla bassa coesività degli impianti.
  • La riduzione del rischio di contrattura capsulare (lo sviluppo eccessivo della membrana che circonda le protesi, che causa l’irrigidimento e la deformazione del seno). Il rischio si abbassa in quanto i movimenti delle braccia stimolano i muscoli pettorali, massaggiando il tessuto a livello delle protesi.
  • Ecografia mammaria più chiara rispetto ad un seno sottoposto a mastoplastica additiva retroghiandolare.

Ecco invece gli svantaggi del posizionamento retromuscolare delle protesi:

  • Il dolore post operatorio in genere più elevato rispetto a una mastoplastica additiva Dual Plane o sottoghiandolare (anche se, com’è ovvio, il dolore è soggettivo).
  • Deformazione delle protesi (non permanente) per via delle contrazioni muscolari.
  • Possibile asimmetria mammaria, anch’essa causata dalle contrazioni muscolari. Si tratta di un’eventualità, dunque non è un “effetto collaterale” accusato da ogni donna.

Ed ora approfondiamo il posizionamento sottoghiandolare.

Che cos’è la mastoplastica additiva sottoghiandolare

Il termine più indicato in questo caso sarebbe mastoplastica additiva retroghiandolare (non sotto). Infatti il chirurgo colloca le protesi tra la ghiandola mammaria e i muscoli pettorali.

Si tratta quindi di un intervento meno invasivo rispetto alla tecnica retromuscolare.

È maggiormente indicato nelle donne che presentano una ghiandola ben sviluppata e, più in generale, un tessuto mammario spesso.

Anche in questo caso, però, ci sono sia dei vantaggi che degli svantaggi. Vediamoli insieme.

Mastoplastica additiva sottoghiandolare: pro e contro

Ecco tutti i pro della mastoplastica additiva retroghiandolare:

  • Minor dolore post operatorio rispetto al posizionamento delle protesi dietro il muscolo. Dunque tempi di recupero più rapidi (simili a quelli della Dual Plane).
  • Le protesi non si deformano in seguito alle contrazioni muscolari.

Ed ecco invece i contro:

  • Maggior visibilità della protesi (specialmente dei bordi) e di eventuali increspature rispetto al posizionamento retromuscolare e al Dual Plane.
  • Ecografie mammarie meno chiare rispetto alle tecniche sopracitate (per via della vicinanza tra protesi e ghiandola).

Una doverosa precisazione: nessuna delle tre tecniche influisce su un futuro allattamento, in quanto la ghiandola e il capezzolo non vengono coinvolti.

È quindi possibile allattare sia dopo una Dual Plane che dopo una mastoplastica additiva sottomuscolare o sottoghiandolare.

 

Mastoplastica additiva sottomuscolare o sottoghiandolare?

A chi sta chiedendo quale posizionamento scegliere tra retroghiandolare e retromuscolare, precisiamo che sarà il chirurgo ad indicare la metodologia più adatta.

Come abbiamo detto, però, la mastoplastica additiva sottomuscolare è più indicata nelle donne con ghiandola poco sviluppata.

La sottoghiandolare, invece, può essere adatta per chi presenta un tessuto mammario spesso.

Ma si può ovviare agli svantaggi che abbiamo elencato nei precedenti paragrafi?

Certamente: si può scegliere la tecnica Dual Plane. Il “doppio piano” infatti comprende tutti i pro e nessun contro delle altre tecniche.

È inoltre la tipologia di intervento più indicata per chi desidera una mastoplastica additiva effetto seno naturale.

Attenzione però: tutte le procedure devono essere svolte da un medico specializzato in chirurgia estetica, come Dottor Cristiano Biagi.

La mastoplastica additiva è spesso presa sottogamba, soprattutto perché si tratta di un intervento di breve durata (circa un’ora).

Ma è meglio evitare di andare al risparmio, anche se si tratta di qualche migliaio di euro.

Un’operazione a basso costo denota spesso l’utilizzo di protesi di scarsa qualità ed il lavoro di un medico non adeguatamente specializzato.

Che si tratti di una mastoplastica additiva sottomuscolare o Dual Plane, oppure di una sottoghiandolare, è fondamentale scegliere la sicurezza.

Photo by Victoria Strukovskaya on Unsplash