Mastoplastica additiva: e se poi mi pento?

Mastoplastica additiva: e se poi mi pento?

Generalmente le persone che si sottopongono a un intervento al seno sono decise di ciò che vogliono ottenere e, di conseguenza, sono contente del risultato ottenuto.

 

 

Hai paura di non poter tornare indietro?

Va valutata la possibilità che i risultati deludano le aspettative ma questo è comprensibile e fa anche un po’ parte dei rischi di queste cose.

Tuttavia, esistono persone che, in realtà, si pentono amaramente di aver preso una decisione così drastica e permanente.

Succede quando non si è convinti, quanto il percorso viene intrapreso sulla scia di pressioni esterne, su consigli altrui, su insicurezze personali che si spera possano scomparire così.

In realtà questo avviene molto raramente. È davvero difficile riuscire a risolvere un problema fuori, se il problema è dentro di noi.

Per questo il dott. Biagi è fermamente convinto dell’utilità di colloqui approfonditi e personali con le proprie pazienti. Vuole conoscerle in maniera approfondita, non solo analizzare la loro storia clinica.

La conoscenza più profonda permette di capire quali siano le reali motivazioni che spingono una persona a sottoporsi a un intervento chirurgico. Che la scelta sia presa in totale autonomia e ci sia consapevolezza degli eventuali rischi o complicazioni cui si può andare incontro.

Nel caso in cui subentrino problematiche legate all’intervento esistono specifiche soluzioni che rientrano nelle competenze della mastoplastica correttiva.

Considerando che la mastoplastica additiva, che sia sottomuscolare, retroghiandolare o dual plane, consiste nell’inserimento di una protesi nel tessuto mammario, si può incorrere nel rischio di un rigetto. Si presenta come quello che in termini medici viene definita contrattura muscolare, e consiste nel graduale ispessimento della tasca protesica che, non solo comporta dolore alle mammelle, ma provoca anche lo spostamento della protesi portando a una vera e propria deformazione.

Per evitare tutto ciò è basilare affidarsi a un medico esperto che usa materiali di alta qualità, oltre a attenersi fedelmente alle indicazioni che vengono date.

 

Diverso è il caso in cui una paziente si pente dell’operazione. Un ripensamento può essere legato a un’immagine distorta rispetto a quella che era stata auspicata.

Prima di tutto bisogna dire che il corpo ha bisogno del suo periodo di assestamento, per cui bisogna sempre aspettare che passino almeno 3 mesi dall’intervento prima di stabilire se il risultato fosse quello sperato.

Le mammelle hanno bisogno di tempo per decongestionarsi, eliminare i liquidi, i punti di sutura devono essere stabili e ben rimarginati. A quel punto, una volta raggiunta una condizione di normalità si può essere soddisfatti o meno.

E se l’immagine riflessa nello specchio proprio non corrisponde a quella sperata, si può pensare di ricorrere a un intervento di rimozione delle protesi.

Per come ne abbiamo parlato, le cause che spingono una persona a richiedere una seconda operazione, quindi, possono essere definite di natura fisica o psicologica.

Dal momento che sugli imprevisti fisici si ha poco margine di gestione, sulle incertezze emotive si può giocare d’anticipo, evitando di commettere errori decisionali se non si è ferme nel proprio intento.

 

La chirurgia è comunque in grado di aiutarti. Se ti senti confusa, sia che tu voglia operarti o che tu lo abbia appena fatto, puoi rivolgerti al dott. Biagi per avere un parere o un consulto gratuito.

Un consiglio è sempre ben accetto, soprattutto se viene da un esperto.

 

 

Foto di cottonbro da Pexels