Mastoplastica additiva e ptosi mammaria: sono compatibili?

Mastoplastica additiva e ptosi mammaria: sono compatibili?

Come affrontare l’intervento per avere un risultato perfetto.

 

Molte donne si rivolgono al dott. Biagi per aumentare il volume del proprio seno, chiedendo una mastoplastica additiva. Spesso, però, queste sono inconsapevoli di soffrire di una ptosi mammaria, patologia piuttosto frequente ma impossibile da risolvere con un solo intervento di chirurgia estetica.

Per questo credo sia necessario fare un approfondimento sul tema.

 

Il seno ptosico: cos’è e come si interviene.

In termini medici per ptosi mammaria si intende il cedimento della mammella che si rivolge verso il basso. Si riconosce dall’aspetto di un seno cadente che appare come fosse vuoto.

Il seno ptosico può presentarsi dalla nascita, come normale conformazione fisica, o può verificarsi nel corso della vita a seguito di forti dimagrimenti o gravidanze e allattamento. È dovuto al prolasso dei tessuti e dei legamenti di Cooper che fisiologicamente trattengono la mammella ancorata al muscolo pettorale.

Quindi, questo inestetismo non si risolve aumentando il volume del seno ma cercando di stabilire un equilibrio. Con queste condizioni non si può pensare di effettuare una mastoplastica additiva. È il caso ideale, invece, per una mastopessi additiva, ossia la perfetta combinazione tra un intervento di mastopessi e uno di mastoplastica additiva.

Può succedere che alcune pazienti si presentino con il seno effettivamente cadente ma con il capezzolo tutto sommato ancora ben collocato in sede originaria.

In questo caso non si può parlare davvero di un caso di ptosi mammaria, quindi, con i giusti accorgimenti, si può procedere con una mastoplastica additiva.

Ma nel momento in cui il C.A.C scende sotto il solco mammario è impossibile procedere con una mastoplastica additiva.

 

Per valutare la gravità della situazione si può effettuare un calcolo matematico del complesso aureola capezzolo (C.A.C.)  che porta alla suddivisione in tre fasce:

  • Ptosi mammaria di I grado: in questo caso il cedimento è lieve. Il complesso aureola capezzolo si trova in prossimità del solco sottomammario o leggermente sotto, per circa 1 centimetro.
  • Ptosi mammaria di II grado: in questo caso siamo di fronte a una situazione intermedia, per cui il C.A.C. è al di sotto del solco mammario tra 1 e 3 centimetri.
  • Ptosi mammaria di III grado: ci troviamo ad affrontare la condizione più grave, quando il C.A.C. è sceso oltre i 3 centimetri rispetto al solco sottomammario.

 

Va quindi sottolineato che non solo non si può effettuare una mastoplastica senza prima aver ripristinato una condizione di stabilità, ma è addirittura altamente sconsigliato. Il peso delle protesi, infatti, potrebbe aggravare il tutto, comportando un peso eccessivo per dei legamenti già lassi.

L’effetto finale sarebbe sicuramente peggiore, e il seno apparirebbe ancora più cadente.

 

Come viene effettuato l’intervento.

La mastopessi si occupa di ristabilizzare i legamenti del seno, eliminando i tessuti in eccesso e riportando il C.A.C. nella posizione corretta.

L’intervento dura circa due ore, durante le quali, il dott. Biagi oltre ad aver ristabilito la struttura della mammella, può decidere di introdurre la protesi secondo la tecnica sottomuscolare, retroghiandolare o Dual plane, in base alle specificità del caso.

Se la ptosi mammaria è di tipo I, quindi lieve, il chirurgo procede con la tecnica round block. Il dott. Biagi incide il bordo dell’aureola, riuscendo con un procedimento poco invasivo a ristabilire la posizione corretta del C.A.C. In questo caso la cicatrice è praticamente invisibile.

Nel II caso, invece, il dottore, oltre all’incisione dell’aureola, deve effettuare un taglio verticale che parte dall’aureola fino al solco sotto la mammella.

Nel terzo caso, quello più importante, l’operazione è più impegnativa. Il dott. Biagi deve procedere con un taglio a T che consiste nell’incisione dell’aureola, della mammella in linea verticale, e poi in senso orizzontale.

I due interventi più invasivi riguardano i casi più gravi, perché permettono una maggiore possibilità di azione.

Così il dott. Biagi può eliminare tessuti, rinforzare i legamenti e inserire la protesi. Nelle pazienti che presentano una condizione particolarmente critica, occorre addirittura ricostruire totalmente il capezzolo, perché risulti nella posizione corretta.

 

In conclusione possiamo dire che sollevare il seno, per donargli di nuovo un aspetto sodo e giovane è possibile, così come è possibile aumentarne il volume grazie a un intervento di mastopessi additiva.

In un unico momento il chirurgo, quindi, elimina il tessuto in eccesso e inserisce una protesi.

Se sei interessata a questa tipologia di chirurgia estetica, non esitare a contattare il dott. Biagi!

 

Foto di cottonbro da Pexels