La mastoplastica correttiva:

La mastoplastica correttiva:

Le principali cause per ricorrere a un secondo intervento.

 

Nonostante rientri tra gli interventi meno noti di chirurgia plastica, la mastoplastica correttiva è comunque tra i più richiesti dalle pazienti del dott. Biagi.

Spesso si ricorre a una mastoplastica correttiva per arginare problemi derivanti da una precedente mastoplastica, per tornare a donare simmetria alle protesi, per rinforzare il tessuto mammario che, con il passare del tempo, potrebbe necessitare di un nuovo adattamento, per correggere degli errori. 

Diciamo che la mastoplastica correttiva corre in aiuto laddove ci siano inestetismi o problemi di salute. Si tratta di modificare il seno quando questo presenta delle anomalie nella forma che, spesso, possono essere congenite, mentre in altri casi dovute a complicazioni derivate da operazioni precedenti.

Il dott. Biagi spiega che il seno non è mai esattamente simmetrico, ma esistono casi, in natura, in cui le difformità sono tali da provocare disagio alla persona afflitta; non dipendono da nessuna causa specifica, se non da uno sviluppo irregolare delle due ghiandole mammarie.

In altri casi, invece, ci si trova di fronte ad asimmetrie dovute a un cattivo decorso post operatorio, quando siano state già impiantate delle protesi. Le complicazioni che possono presentarsi, tali da portare a un intervento correttivo sono di vario tipo: può dipendere dal rigetto della protesi e la conseguente formazione di cicatrici anomale, dalla deformazione della protesi per un fisiologico decadimento della pelle del seno, per la cattiva gestione del decorso postoperatorio, infezioni, spostamento della protesi in via di guarigione, traumi.

Ma andiamo nel dettaglio.

 

Come aiuta la mastoplastica correttiva in caso di anomalie congenite.

Molte donne hanno a che fare con il seno stenoide (o mammella tuberosa) una delle principali anomalie che influisce sul corretto sviluppo della ghiandola mammaria in età adolescenziale.

È una malformazione molto diffusa e spesso ignorata, perché confusa con una particolare conformazione del seno che lo fa apparire come fosse leggermente svuotato e sporgente. La maggior parte delle donne pensa si tratti di una semplice difformità, magari non bellissima, quando in realtà si tratta di una vera e propria malformazione.

In pratica, durante l’adolescenza, anziché espandersi in maniera omogenea, in questo caso la ghiandola mammaria tende a svilupparsi solo in avanti, assumendo quasi la forma di una patata. Da qui l’appellativo di mammella tuberosa.

Nei casi più gravi si può parlare di una vera e propria ipoplasia mammaria, quando la ghiandola è fortemente sottosviluppata. Tuttavia, esiste una soluzione.

Il dott. Biagi procede distaccando la ghiandola dalle aderenze, espandendola e riposizionandola. A quel punto viene valutato se inserire una protesi mammaria e se debba essere ridotto il capezzolo che in genere è sempre piuttosto grande, sproporzionato rispetto alla dimensione naturale di un seno stenoide.

Anche quello del capezzolo introflesso è una patologia molto frequente sia negli uomini che nelle donne. Spesso riscontrato già dalla nascita, si tratta dell’inversione del posizionamento dei capezzoli che si riconosce a vista, dato che tendono naturalmente a ripiegarsi su se stessi verso l’interno della calotta mammaria, fuoriuscendo solo se opportunamente stimolati.

Anche in questo caso la mastoplastica correttiva può essere d’aiuto. Questa  malformazione si verifica quando i condotti lattiferi sono retratti o troppo corti, spesso a causa di aderenze.

Per questo il dott. Biagi, con mezzi chirurgici, interviene liberando i dotti dalle aderenze e riposizionando la papilla del capezzolo sull’esterno dell’aureola. Bisogna fare attenzione a un aspetto, però.

Infatti, se il capezzolo introflesso non è una patologia congenita, ma compare in età adulta, potrebbe essere spia di una serie di problematiche, tra cui il tumore alla mammella, la mastite e, come sempre, una grave complicanza dopo interventi chirurgici.

 

Cosa può risolvere la mastoplastica correttiva?

Quando una mastoplastica additiva non è andata a buon fine i segnali sono chiari. A occhio nudo si nota una difformità del seno, spesso accompagnata da complicazione inerenti la cattiva guarigione delle ferite.

In questo caso, la mastoplastica correttiva serve per risolvere complicanze dovute a un rigetto delle protesi con conseguente contrattura capsulare, la disparità nella forma dei due seni legata alla scelta sbagliata della misura della protesi inserita e dal mal posizionamento di questa.

Nella prima ipotesi, il seno appare subito innaturale, molto rigido, a causa dell’ispessimento del tessuto cicatriziale che normalmente si forma intorno alla ferita.

In questi casi, il dott. Biagi valuta la sostituzione del vecchio impianto con uno nuovo, da preferire protesi nanotesturizzate che diminuiscono di molto la percentuale che si sviluppi un sieroma, da inserire secondo tecnica sottomuscolare, retroghiandolare o Dual plane, sempre da valutare in base alla tipologia di paziente che ha davanti.

Quando invece l’errore dipende strettamente dalla mano del chirurgo, si ha una situazione per cui le protesi vengono collocate in maniera sbagliata all’interno della tasca di allocamento.

Può succedere quando queste sono troppo piccole rispetto all’impianto, e ciò comporta uno spostamento delle stesse in fase di guarigione, con un risultato di asimmetria difficilmente mascherabile.

Questa situazione può aggravarsi in concomitanza di atteggiamenti errati da parte della paziente durante il decorso post operatorio.

È per questo che il dott. Biagi raccomanda di seguire alla lettera le regole di comportamento da lui indicate.

L’utilizzo di reggiseni contenitivi, anche durante il sonno, evitare sforzi con il busto, la corretta detersione delle ferite, infatti, non sono consigli facoltativi, ma un protocollo specifico volto a evitare di doversi sottoporre a un secondo intervento risolutivo.

Il chirurgo in questi casi, inizialmente, decide di rivedere le tasche di allocamento, provando ad adattarle alle protesi, ma, spesso, è costretto a sostituire l’intero impianto.

Per questo è sempre consigliato rivolgersi a professionisti. Il dott. Biagi vanta più di 15 anni di attività, ha esperienza nel settore ed è in grado di risolvere qualsiasi problema.

Rivolgiti presso i suoi studi medici senza esitazione, saprà darti il consiglio giusto!

 

Foto di Ivan Samkov da Pexels