Gestione del dolore post mastoplastica additiva

Gestione del dolore post mastoplastica additiva

 

La mastoplastica additiva è dolorosa?

Si tratta di una domanda frequente e non banale. Vediamo nel dettaglio come rispondere.

Molte donne desiderano avere un seno prosperoso, tanto che interventi di mastoplastica additiva risultano essere tra i più richiesti nell’ambito della chirurgia estetica. Spesso, però, capita che, nonostante la voglia di sentirsi meglio, subentri nelle persone la paura di sottoporsi a un intervento e che, soprattutto, la guarigione si dimostri troppo dolorosa. Ma è vero?

Nonostante la percezione del dolore sia molto soggettiva, è comunque consigliabile rivolgersi a medici esperti, in grado di accompagnare i pazienti durante tutte le fasi del percorso.

Il dott. Cristiano Biagi, oltre a una consulenza seria, offre professionalità e un profondo senso umano. Le delucidazioni sull’intervento sono esaustive e molto oneste.

Così come vengono illustrati i benefici, così vengono spiegati gli svantaggi del caso, perché la mastoplastica  è un intervento chirurgico a tutti gli effetti, eseguito in anestesia generale, e come tale va considerato.

Il dott. Biagi esegue operazioni secondo tre modalità, ossia la sottomuscolare, la retroghiandolare e la Dual plane, differenti per invasività e per convalescenza post operatoria.

 

Quali sono gli interventi di mastoplastica additiva?

Gli interventi per aumentare il volume del seno si eseguono inserendo delle protesi saline o in silicone, oppure, più raramente, trasferendo masse di grasso da un’altra zona del corpo nei tessuti mammari. Questa tecnica è più rara, nonostante diminuisca molto le probabilità di rigetto.

La mastoplastica sottomuscolare prevede l’inserimento di una protesi tra il muscolo grande pettorale e il muscolo piccolo pettorale, per cui risulta essere la più impegnativa e con dei tempi di recupero più lunghi. 

 

Il dott. Biagi tiene a specificare che questa è una tipologia di intervento preferibile per chi ha una ghiandola mammaria piccola e la pelle del torace molto sottile. I vantaggi di questo tipo di intervento sono, tuttavia, molteplici.

Le protesi, infatti, diventano poco visibili proprio grazie all’azione del movimento che, adattandosi al nuovo corpo grazie allo stiramento dei muscoli stessi, rende un effetto naturale del seno. Questa azione, però, può presentare anche un aspetto negativo: proprio la contrazione muscolare, infatti, può provocare un’asimmetria dei due seni a causa della deformazione della protesi.

Quello retroghiandolare (o sottoghiandolare) è un intervento meno invasivo, trattandosi di inserire la protesi tra la ghiandola mammaria e il muscolo pettorale. Il dott. Biagi spiega che si tratta di un impianto da applicare a donne che abbiano una ghiandola mammaria ben sviluppata e la pelle del seno piuttosto spessa.

C’è la probabilità che le protesi rimangano più visibili, non trovandosi nascoste dal tessuto muscolare e che, in caso di necessità, le mammografie risultino di più difficile lettura.

Tuttavia, il decorso post operatorio è più veloce, il dolore più sopportabile e il risultato sul lungo periodo è senza dubbio più certo, non rischiando una deformazione della protesi negli anni.

Infine, con la mastoplastica Dual plane, ossia a “doppio piano”, si inserisce la protesi dietro il grande muscolo pettorale e dietro la ghiandola mammaria, lasciando libera la parte inferiore del seno. Questa è la metodologia che riporta maggiori vantaggi: la protesi, infatti, rimanendo parzialmente nascosta dal muscolo, risulta impercettibile e il suo posizionamento non compromette la visibilità durante le ecografie.

 Il dott. Biagi riferisce che questo è l’intervento maggiormente richiesto dalle sue pazienti, perché il più adatto a garantire l’effetto di un seno naturale su tipologie di fisico diverse, anche su donne molto magre o dai pettorali poco sviluppati. Si tratta della tecnica meno traumatica, che richiede una degenza minima in Day hospital, per cui è prevista una convalescenza breve legata a una percezione del dolore che viene ben tollerata.

Il ritorno alla vita quotidiana viene garantito rapidamente.

 

Come va gestito il dolore dopo l’intervento?

A prescindere dalla metodologia di mastoplastica prescelta, il dott. Biagi ricorda che per ottenere una guarigione completa dall’impianto occorrono dai tre ai sei mesi, in cui si ottiene  una progressiva attenuazione del dolore, pur tenendo presente che si è agito in una zona ricca di terminazioni nervose e, quindi, soggette a grande sensibilità. 

Nelle settimane successive all’intervento il corpo ha bisogno di abituarsi a un materiale estraneo, per cui si può considerare normale avvertire un certo malessere, avere crampi e sensazione di bruciore in prossimità delle ferite.

Le incisioni devono guarire correttamente, e non c’è da spaventarsi se inizialmente gesti banali, come vestirsi o pettinarsi, possono risultare complicati da compiere. 

Sei mesi dopo

Superati i sei mesi il fastidio dovrebbe scomparire del tutto, le protesi risultare posizionate in maniera stabile, i capezzoli tornare morbidi e naturali.

Un dolore persistente oltre questo periodo potrebbe essere indice di qualche complicazione subentrata in un secondo momento. Va inoltre specificato che, una volta operata, la paziente non viene lasciata da sola nel suo processo di ripresa, ma viene seguita dal medico con visite cadenzate e regolari. 

Ma se ho ancora male?

È necessario, quindi, capire quali possono essere i campanelli d’allarme e come bisogna comportarsi rispetto a eventuali imprevisti.

Il dott. Biagi chiarisce che la comparsa di fitte dolorose anche a distanza di anni da una mastoplastica può dipendere da molteplici fattori, tutti da verificare tramite un’accurata analisi, prima di giungere a una diagnosi. 

Talvolta, infatti, può capitare di imbattersi in un rigetto della protesi, che in genere avviene entro l’anno, o nello stiramento dei muscoli pettorali dovuti alla fisiologica aggiunta di peso nella zona del busto, a grossi sforzi, alla ripresa dell’attività fisica. In tal caso, tramite indagini apposite, come una TAC, una radiografia toracica, una mammografia o una risonanza magnetica, può essere evidenziato e arginato il problema.

Non è consigliato giungere a conclusioni approssimative, anzi, è buona norma rivolgersi a esperti del settore. Il dott. Biagi è disponibile per una prima visita gratuita.

 

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